Festival e fine vita sembrano termini inconciliabili: il primo fa pensare al piacere e alla gioia di vivere, il secondo al dolore e alla morte.
Eppure, il morire fa parte della vita e potrebbe essere vissuto in una maniera più serena e dignitosa di quanto non accada oggi.
Il saper vivere e il saper morire, come ci ricorda Epicuro, fanno parte dello stesso stile di comportamento.
Ecco perché abbiamo chiamato questa manifestazione “Fino alla Fine” e abbiamo scelto come logo la barra solida, che indica, nello spartito, la conclusione di una composizione musicale, e abbiamo aggiunto i due punti, che invitano il musicista a ritornare all’inizio.
La programmazione del Festival del Saper Vivere spazia dalla musica alla letteratura, dalla filosofia alla fotografia, dalla degustazione alla performance.
Una molteplicità di linguaggi che rispecchia la diversità di prospettive e sentimenti rispetto al vivere e al morire.
Una provocazione?
Certamente sì, soprattutto se consideriamo la tendenza dominante della società odierna di rimuovere la morte dall'orizzonte esistenziale dell'individuo.
Riassunto delle prime tre edizioni, 2013 - 2015, preparato dal Canale 14 Marche
In questo riassunto sono stati intervistati dala giornalista Barbara Olmai:
Ayres Marques Pinto, direttore artistico del Festival del saper Vivere FINO alla FINE
Alfredo Fogliardi, fondatore dell'Hospice di Fossombrone
Alessandro Gambini, medico di famiglia e palliativista dell'Hospice di Loreto
Sergio Giorgetti, responsabile dell'Hospice di San Severino Marche
Umberto Curi, filosofo, autore del libro Via di qua - imparare a morire